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"Con questa sceneggiatura, la seconda dopo 'La coda del pavone', il poeta Marco Boietti accende il riflettore sull'apparente tranquillità di una comune famigliola americana che quotidianamente si ritrova a tavola a colazione, pranzo e cena; e lo fa con una certa abilità descrittiva, abbandonando il suo consueto linguaggio poetico - di cui tuttavia permangono echi nei mai scontati accostamenti lessicali - per lasciare spazio ad una prosa creativa, strumento più efficace nella resa dei personaggi. Piuttosto laconici, chiusi nei loro ruoli precostituiti, i protagonisti di questo 'Gioco delle parole' celano in realtà segreti e amarezze che lo scambio di brevi frasi sembra risvegliare nel loro intimo." (Elena Pozzi)